Fuori dalla città invisibile

CIRSES
Tipologia
fascicolo o altra unità complessa
Consistenza
10 docx
Datazione
Data (da):
01/01/2003
Data (a):
31/12/2003
Data (testuale):
2003 - 2003
Segnature
Segnatura:
AA_21_03
Identificativo di origine
cirses_units_926
Titolo
Fuori dalla città invisibile
Tipologia titolo
originale
Contenuto
INTRODUZIONE: "Costruire e consolidare la propria identità, in una società che, come la nostra, non riesce a far fronte allo smarrimento e alla solitudine giovanile, diventa, soprattutto per gli/le adolescenti, un processo sempre più difficile e, talvolta, doloroso. Questo a causa sia dell’assenza di interlocutori disponibili sia della contraddittorietà esistente tra i modelli proposti dai mezzi di comunicazione e gli stereotipi culturali tuttora socialmente condivisi. La famiglia, gli amici, la scuola, la chiesa, ecc. che costituiscono delle imprescindibili agenzie educative e di informazione (anche riguardo la sessualità e i relativi comportamenti) in numerosi casi, purtroppo, rappresentano anche fonti di confusione, in quanto possono emettere messaggi disinformanti o discordanti tra loro: non sempre ciò che un ragazzo sente dai coetanei va d’accordo, ad esempio, con gli insegnamenti ricevuti in famiglia e così via. Probabilmente non è possibile risolvere del tutto queste dissonanze, ma senza dubbio esse possono essere sottolineate e portate alla consapevolezza, affinché ogni giovane possa poi operare delle scelte libere e consapevoli e non essere costretto ad esibire atteggiamenti e/o comportamenti frustranti poiché riconducibili a sensi di colpa più o meno coscienti, a ricatti morali o affettivi (spesso non apertamente dichiarati) o a concezioni anche del tutto rispettabili e condivisibili ma che non necessariamente devono essere vissute come l’unica verità. Nell’affrontare le tematiche relative allo sviluppo della personalità nella sua interezza, è utile avere un modello di riferimento che possa aiutare a capire quali elementi possano entrare in gioco rispetto alla formazione di una personalità adattata, o al contrario disadattata; uno dei modelli più utilizzati in questi ultimi anni è quello cibernetico, in cui si sostiene che tutte le componenti della personalità umana si integrano ed interagiscono tra loro, costituendo l’espressione di quell’unica individualità rappresentata da ogni essere umano. Solo recentemente, comunque, all’interno di tale concezione multicomprensiva dell’identità, si sono specificati i vari elementi distintivi e tra questi, ovviamente, figura l’identità sessuale cui, finora, sono state attribuite 2 componenti: - la prima, dipendente dalla biologia (e quindi determinata dall’identità cromosomica ed anatomica), è l’identità sessuale, - la seconda, di tipo psicologico, relativa al riconoscersi come caratterizzati da una costellazione di aspetti psicologici, di interessi, di valori e di attitudini associati ai sessi in base ad aspettative e norme culturali condivise, è l’identità di genere. La realtà corporea ed intrapsichica è, di conseguenza, condizionata dai fattori sociali e culturali del microcosmo di appartenenza: ruoli e comportamenti entrano a far parte delle concezioni predominanti della sessualità e del sesso. Non si tratta di analizzare la positività o meno di tali “valori”, quanto di raggiungere la consapevolezza dell’esistenza di un’ideologia sociale dominante, che può essere congruente oppure no rispetto alle proprie tendenze e ai propri vissuti. Ogni epoca e ogni società, infatti, hanno una propria cultura, anche sessuale, ed è importante conoscerla e nel contempo essere coscienti del fatto che tale insieme di regole, principi e giudizi è qualcosa di relativo e determinato da circostanze storiche e sociali mutevoli e non assolute. Solo così ogni singolo può porsi di fronte alle istanze culturali con un atteggiamento di libera critica, o di accettazione, che gli dovrebbe permettere di superare le ipocrisie e le false convinzioni da cui ogni cultura non può essere esente. Il mondo moderno ha assistito ad una rivoluzione nei costumi sessuali che, sebbene forse più apparente che reale, non può non essere considerata in termini positivi; tuttavia anche questa nuova e più serena concezione della sessualità non è del tutto esente da aspetti negativi, dovuti soprattutto alla superficialità con cui spesso è inteso il rinnovamento, frequentemente interpretato come semplice abbattimento di ogni limite o barriera e non come costruzione di una visione della sessualità più funzionale ed adeguata, capace di trovare in se stessa le proprie regole, senza avere bisogno di lasciarsele imporre dall’esterno. In quest’ottica, una percentuale notevole dei comportamenti sessuali disadattivi o di un più generale disagio psicosociale dei giovani deriva proprio da questa difficoltà dovuta alla mancata possibilità di integrazione dello sviluppo fisico e di quello psichico: di conseguenza, alcuni giovani tendono a vivere la propria sessualità in modo solitario e tendono ad appartarsi, altri, al contrario, rasentano l’esibizionismo e cercano la compartecipazione di uno o più coetanei dello stesso sesso, o di sesso opposto, comportamento, questo, la cui finalità è trarre sicurezza dal gruppo, mettendo in evidenza la propria mascolinità o femminilità, nonché le proprie conoscenze, anche distorte, sulla sessualità e sul modo di agirla serenamente. Lo sviluppo psicosessuale è fragilissimo, interventi sbagliati o assenti possono provocare distorsioni in grado di condizionare la successiva vita affettiva e sessuale: purtroppo il più delle volte il giovane che si trova in condizione di disagio, e ancor più l’adolescente, si chiude in sé e, confrontandosi solo con il proprio mondo fantasmatico, rielabora le intense modificazioni che hanno riguardato e riguardano il proprio corpo e la propria mente, senza riuscire a trovare neanche nella famiglia un supporto adeguato. Infatti, le più recenti formulazioni teoriche in ambito psicologico e sociale riconoscono proprio alla famiglia il ruolo di principale agenzia di formazione e promozione del benessere psicofisico dei figli; essa è soggetta nel tempo ad evolversi e trasformarsi al fine di permettere possibilità di crescita ai propri membri attraverso il superamento di crisi e conflitti. In tal senso la famiglia è da ritenersi un’organizzazione complessa di relazioni di parentela che ha una storia e che crea storia (Scabini, 1992) e quella tra genitori e figli deve essere considerata una relazione educativa in cui dovrebbero poter essere soddisfatti i tutti bisogni fondamentali individuali. Questo è ancora più vero in una società come quella italiana in cui è notevolmente dilatato il periodo della vita in cui i giovani, pur avendo raggiunto lo sviluppo cognitivo e sessuale, dipendono sotto numerosi aspetti dalle loro famiglie; la nostra organizzazione socioeconomica, in tal senso, sembra garantire maggiormente chi è in una situazione lavorativa. In ogni caso, diversi studi (Terkelsen, 1980; Framo, 1976) sostengono che il giovane adulto che mantiene contatti positivi con la propria famiglia di origine è più favorito nel proprio processo di emancipazione e sviluppo rispetto ad un figlio che, per qualunque causa, interrompa ogni rapporto coi propri genitori, aumentando così la probabilità di ripetere le situazioni negative del passato da cui vorrebbe allontanarsi. Tutto ciò può essere reso possibile solo da una struttura familiare sufficientemente “flessibile” da possedere la capacità di tollerare una disorganizzazione temporanea in previsione di una nuova stabilità: in particolare, la giovinezza dei figli, e ancor più la fase prettamente adolescenziale, costituisce un periodo che accomuna, nella turbolenza e nella messa in discussione, i figli, i genitori e perfino la famiglia allargata; questi dilemmi e queste crisi mettono comunque in difficoltà la famiglia e a necessitare di aiuto e consigli (al fine di sostenere adeguatamente i propri figli) sono proprio i genitori".
Contributo al libro Fuori dalla città invisibile.pdf