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Le date simboliche contro l’omofobia e la transfobia: il 17 maggio e il 20 novembre

Beatrice Gusmano

A cura di Beatrice Gusmano, sociologa, Gruppo di redazione.

Il 17 maggio e il 20 novembre costituiscono le due date simboliche strettamente legate all’impegno delle Istituzioni, delle Organizzazioni e della cittadinanza contro l’omofobia e la transfobia.
Il 17 maggio si celebra in tutto il mondo la Giornata Internazionale contro l’omofobia e la transfobia (IDAHOT, International Day Against Homophobia and Transphobia, nell’acronimo inglese). Il 20 novembre di ogni anno ricorre la Giornata Internazionale in ricordo delle persone transessuali e transgender uccise dalla violenza transfobica (T-DoR, International Transgender Day of Remembrance nell’acronimo inglese).

17 maggio (IDAHOT)

Il 17 maggio 1990, l’Assemblea Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità rimosse l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali contenuta nella Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD 10: International Classification of Diseases), contribuendo a scrivere una pagina fondamentale nella storia dei Diritti Umani.
Questa giornata ha avuto un impatto profondo sulla vita delle persone lesbiche, gay e bisessuali perché da un lato ha contribuito a cancellare l’immagine della malattia mentale che ricadeva su di esse già dal secolo precedente, dall’altro ha favorito la messa in discussione di pregiudizi e discriminazioni ancora diffusi nella nostra società.

Grazie all’opera di Luis George Tin, uno scrittore e attivista per i diritti LGBT francese, fu creata nel 2004 a Parigi un’associazione chiamata “Comitato IDAHO”, con l’obiettivo di promuovere il 17 maggio di ogni anno la celebrazione della Giornata Internazionale contro l’omofobia. Dopo una campagna durata quasi un anno, la Giornata venne celebrata per la prima volta il 17 maggio del 2005 con iniziative di attiviste/i LGBT di vari Paesi del mondo finalizzate a rendere visibile l’esistenza dell’omofobia come paura e pregiudizio sociale nei confronti delle persone omosessuali e a sensibilizzare la cittadinanza e le Istituzioni sulle diverse forme di discriminazione e violenza di cui sono oggetto le persone LGBT.

Gli eventi e le iniziative messe in campo dalle attiviste e dagli attivisti LGBT per l’IDAHO non vennero sempre accolti con favore, e la preoccupazione per il ripetersi di numerosi episodi di discriminazione e violenza nei confronti delle persone omosessuali portarono il Parlamento Europeo, il 26 aprile 2007, ad adottare una Risoluzione sull’omofobia in Europa che condannava i discorsi d’odio e le violenze omofobiche e indiceva il 17 maggio di ogni anno quale Giornata internazionale contro l’omofobia in Europa.
Nel 2009, l‘aumento di casi di violenza nei confronti delle persone transessuali e transgender e l’accresciuta consapevolezza all’interno della comunità LGBT delle specifiche istanze del movimento transessuale portarono a cambiare il nome della Giornata in Giornata Internazionale contro l’omofobia e la transfobia, o IDAHOT (International Day Against Homophobia and Transphobia).

A partire dalla sua istituzione, l’Associazione "Comitato IDAHO" ha lanciato in rete un proprio sito ufficiale per spiegare la storia e le motivazioni della Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia, valorizzare gli eventi che in occasione di questa data si svolgono in tutto il mondo, offrire a Organizzazioni e Istituzioni strumenti per promuovere campagne di sensibilizzazione, attività e progetti di intervento.
Le motivazioni storiche del 17 maggio l’hanno resa una data fondamentale per le Istituzioni che, con l’adesione alla celebrazione della Giornata, testimoniano il loro impegno contro le discriminazioni e la violenza nei confronti delle persone LGBT e per il riconoscimento dei loro diritti.

Da due anni, proprio nella giornata del 17 maggio, ha luogo il "Forum europeo IDAHO", un incontro tra rappresentanti di Governi, Enti Locali, Organizzazioni non governative e Associazioni finalizzato a promuovere l’emancipazione delle persone LGBT, combattere la violenza e la discriminazione per orientamento sessuale e identità di genere, fare il punto della situazione sui risultati delle politiche messe in atto e sulla cooperazione in Europa e nel mondo.
Il Forum europeo ha avuto luogo per la prima volta a L’Aja nel 2013, su iniziativa del Governo dell’Olanda, e nel 2014 a La Valletta, organizzato dai Governi di Malta e Svezia. In particolare, in quest’ultima occasione, è stata sottoscritta una Carta di Intenti dai rappresentanti dei Governi di 17 Paesi europei tra cui l’Italia.
Tra i punti salienti della Carta vi è il richiamo al principio dell’universalità e inderogabilità dei Diritti Umani riaffermando che valori culturali, tradizionali e religiosi non possono essere invocati per giustificare alcun tipo di discriminazione, inclusa quella per orientamento sessuale e identità di genere. Nella Carta di Intenti, i Paesi sottoscrittori dichiarano la loro intenzione di intraprendere ogni utile azione al fine di rimuovere e punire qualsiasi forma di discriminazione connessa all’orientamento sessuale e all’identità di genere di una persona .

In Italia l’IDAHOT viene celebrato dalle Istituzioni centrali (Presidenza della Repubblica, Camera dei Deputati e Senato della Repubblica, Presidenza del Consiglio dei Ministri) e locali (Regioni, Province, Comuni) nei luoghi istituzionali con la partecipazione di personalità del mondo della cultura, dell’economia e dello spettacolo e con il coinvolgimento delle Associazioni LGBT italiane e internazionali. Nei piccoli e grandi centri del nostro Paese, inoltre, si svolgono il 17 maggio per iniziativa di Associazioni ed Enti Locali eventi in piazza, flash-mob, dibattiti, spettacoli teatrali, veglie di preghiera per le vittime dell’omotransfobia all’interno di alcune Chiese, mostre e concerti dedicati.

Nel corso degli anni il numero di Organizzazioni e Istituzioni impegnate per realizzare eventi e iniziative nella giornata del 17 maggio è sensibilmente cresciuto, ed oggi l’IDAHOT viene celebrato in più di 120 Paesi del mondo.

20 novembre (T-DoR)

L’efferato assassinio di una popolare donna transgender afro-americana, Rita Hester, il 28 novembre 1998 ad Allston negli USA, suscitò un’ondata di commozione e profonda adirazione nella comunità transessuale e rock-n-roll della cittadina vicina a Boston. Alla veglia organizzata in ricordo della vittima parteciparono oltre duecentocinquanta persone che marciarono con una candela nelle mani. Questa veglia ispirò la nascita del progetto web "Remembering Our Dead", in ricordo dei nostri defunti, e la successiva commemorazione, nel 1999 a San Francisco, delle persone transessuali e transgender uccise dalla violenza transfobica, con una veglia pubblica illuminata dalla luce delle candele.
La partecipazione della cittadinanza a quegli eventi portò la comunità transessuale e transgender a individuare la data del 20 novembre per ricordare nelle piazze di tutto il mondo le persone transessuali/transgender vittime di violenza con l’istituzione del T-DoR (International Transgender Day of Remembrance in inglese). Il momento più importante della Giornata è costituito dalla veglia al lume delle candele (candlelight vigil in inglese), la cui luce vuole simboleggiare il ricordo delle vite delle persone transessuali e transgender stroncate dalla violenza e uccise.
Come l’IDAHOT, il T-DoR costituisce anche l’occasione per Istituzioni e Organizzazioni di esprimere ferma condanna della violenza transfobica e riflettere sui pregiudizi verso le persone transessuali/transgender ancora così diffusi nella nostra società. Il sito web dedicato al T-DoR presenta la storia e le motivazioni della Giornata del 20 novembre e riporta le veglie candlelight che si svolgono nei vari Paesi del mondo. Sono anche presenti suggerimenti per l’organizzazione del T-DoR sulla base delle esperienze condotte negli anni precedenti. Sul sito, inoltre, sono ricordati i nomi delle persone transessuali/transgender brutalmente uccise ogni anno.

Come in molti Paesi del mondo, anche in Italia il T-Dor viene celebrato nelle piazze delle principali città con veglie illuminate da candele, lettura di brani e poesie accompagnata da musiche, e altre iniziative di informazione e sensibilizzazione.

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Nel 1962 un gruppo milanese – i Peos – incise un brano intitolato Balletti Verdi. Titolo e testo si ispiravano a un recente fatto di cronaca. Nell’ottobre 1960 la stampa italiana aveva dato grande spazio ad un’inchiesta riguardante l’organizzazione nel bresciano di “festini” a sfondo omosessuale dove, secondo i giornalisti, molti minori erano stati indotti alla prostituzione da adulti compiacenti. Nel giro di qualche settimana lo scandalo da locale divenne nazionale. La stampa iniziò a parlare di questa vicenda come lo “scandalo dei balletti verdi”.

La parola “balletto” veniva utilizzata come metafora per indicare la natura sessuale di tale caso, mentre l’aggettivo “verde” veniva impiegato non solo per indicare la giovane età dei ragazzi coinvolti nella vicenda, ma anche per sottolineare la natura omosessuale dello scandalo. Il colore verde, infatti, veniva spesso associato all’omosessualità, richiamo forse a un vezzo di Oscar Wilde, il quale era solito indossare un garofano verde sul bavero della giacca.

Il fatto che lo scandalo fosse scoppiato non in una grande città, bensì in una realtà provinciale, rese la vicenda ancora più accattivante. I “balletti” vennero visti come un chiaro segnale di come l’omosessualità si stesse pericolosamente diffondendo persino in comunità considerate immuni da tali “pratiche”.


 

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