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IL FUORI (1970-1976)

Alessio Ponzio

La fondazione

All'inizio degli anni Settanta nacquero, indipendentemente gli uni dagli altri, i primi gruppi organizzati di omosessuali e lesbiche a Roma, Torino e Milano. Un evento, catalizzando in particolare la mobilitazione del gruppo torinese, avrebbe avuto importanti conseguenze per la storia LGBTQ+ italiana.

Il 15 aprile 1971 La Stampa pubblicò un articolo, scritto da Andrea Romero - primario di neuropsichiatria all'Ospedale Mauriziano di Torino - intitolato L'infelice che ama la propria immagine. L'articolo, parlando degli omosessuali, li descriveva come individui il cui sviluppo psicologico era stato bloccato a livello infantile. Erano dei narcisisti, incapaci di amare e potenzialmente inclini a commettere reati. Tuttavia, assicurava Romero, la psicoanalisi poteva guarirli, come aveva dimostrato Giacomo Dacquino nel suo recente libro Diario di un Omosessuale (1970).

Non era il primo articolo di questo tipo pubblicato dai giornali italiani, ma, questa volta, un gruppo di omosessuali torinesi decise di passare al contrattacco. Guidati dal libraio torinese Angelo Pezzana, inviarono una risposta all’articolo di Romero sperando che La Stampa la pubblicasse. Nella loro lettera spiegavano che l'omosessualità non era il problema. Il vero problema era piuttosto il modo in cui l’omosessualità veniva socialmente percepita. Gli omosessuali, spiegavano, erano costantemente giudicati e il loro sviluppo psicologico era profondamente influenzato dalla negatività che li circondava. Concludendo la lettera, il gruppo affermava di rifiutare qualsiasi tipo di scienza medica che condannava gli omosessuali e ostacolava il loro progresso sociale e umano. La Stampa non pubblicò la lettera.  

Dopo questo rifiuto, venne organizzata una riunione presso la libreria di Pezzana per discutere di possibili azioni. Riunione dopo riunione, liberi di parlare del proprio disagio personale, gli omosessuali torinesi capirono che era giunto il momento di fare qualcosa di concreto. Nel maggio 1971, uomini e donne provenienti da diverse città italiane decisero di creare un'organizzazione nazionale durante un'animata riunione nell'appartamento di Fernanda Pivano a Milano. L'intellettuale italiana, da poco tornata dagli Stati Uniti dove aveva avuto modo di osservare da vicino il Gay Liberation Front, era convinta che gli italiani avrebbero dovuto - e potuto - fare qualcosa di analogo. Al primo incontro seguirono altre riunioni per gettare le basi di un movimento omosessuale italiano unitario.  

Gli attivisti italiani, mentre lavoravano alla creazione di un'organizzazione nazionale, iniziarono anche a progettare la pubblicazione di una rivista in cui esprimere le proprie idee e difendere i propri diritti. Il primo numero del nuovo periodico - intitolato FUORI! - uscì nel dicembre 1971, lo stesso mese della fondazione del Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano. Il nome si richiamava non solo al FHAR francese (Front homosexuel d’action révolutionnaire) ma anche all’inglese coming out, uscire fuori. Il primo numero di FUORI! - stampato in una tiratura di circa 1.000 copie - fu consegnato a mano nei luoghi di ritrovo degli omosessuali. L'obiettivo principale di questo primo numero era pubblicizzare l'iniziativa e cercare collaboratori.  

 

Sanremo

L’uscita pubblica ufficiale del Fronte ebbe luogo a Sanremo nel 1972. Omosessuali e lesbiche del FUORI decisero di organizzare un’azione di protesta contro il Congresso internazionale di sessuologia. L'evento, organizzato dal cattolico Centro Italiano di Sessuologia, prevedeva la partecipazione di circa duecento studiosi provenienti dall'Italia e dall'estero per parlare, tra le altre cose, di omosessualità. Venuto a conoscenza del convegno, il FUORI si preparò alla contestazione invitando anche organizzazioni omosessuali estere. L’obiettivo era protestare contro patologizzazione e medicalizzazione degli omosessuali e "spiegare" a psicoterapeuti e psichiatri che gli omosessuali non potevano essere "curati" perché non erano malati.

Alcune decine di omosessuali, uomini e donne, provenienti dall’Italia e dall’estero, organizzarono dunque la loro protesta pubblica il 5 aprile 1972, il primo giorno del congresso. Fuori dal Casinò di Sanremo - dove si svolgeva il convegno - i membri del FUORI distribuirono volantini di protesta e copie del primo numero della loro rivista. Inoltre, accolsero i congressisti gridando slogan contro il convegno e mostrando cartelli, che furono rapidamente sequestrati dalla polizia, in cui mettevano in luce la “normalità” della loro sessualità. La polizia confiscò i documenti dei manifestanti e alcuni di loro vennero accompagnati in questura per ulteriori indagini. 

I manifestanti erano sia fuori che dentro l'edificio. Alcuni, che si erano registrati per partecipare alla conferenza, riuscirono a far sentire la propria voce anche se per pochi minuti. Nella sua breve comunicazione Pezzana, presto interrotto, dichiarava di essere presente come uomo felice di essere omosessuale e come rappresentante del FUORI. Mentre Françoise d'Eaubonne, una delle co-fondatrici del FHAR, salì sul podio e riuscì a leggere, per pochi minuti, il suo intervento contro psichiatria e ruoli di genere.

Sanremo fu la prima protesta organizzata da lesbiche e omosessuali italiani. Essa fu un'azione di resistenza pubblica ma anche un coming out collettivo per gridare contro lo stato di subordinazione in cui vivevano e chiedere un cambiamento sociale radicale. La dimostrazione sanremese sancì l’ingresso delle lesbiche italiane nella sfera mediatica. Anche se, è bene evidenziare come l’attivista romana, Mariasilvia Spolato, aveva già fatto parlare di sé un mese prima. Da sola, l’8 marzo 1972, in occasione di una manifestazione per celebrare la Festa della Donna, Spolato aveva mostrato uno striscione con su scritto “Liberazione omosessuale.” Quello fu, effettivamente, il primo atto di visibilità omosessuale in una piazza italiana. 

Il sabotaggio del Congresso, pubblicizzato da riviste, giornali, radio e televisione, rese il FUORI noto. Per la prima volta, i media italiani diedero spazio a omosessuali orgogliosi che, stringendo i pugni, urlando e sorridendo, osavano proclamare la bellezza della loro sessualità. 

 

Transnazionalità del movimento 

Sanremo mise in luce anche come il movimento italiano facesse parte di un più ampio fenomeno transnazionale. Omosessuali e lesbiche del FUORI erano stati, e continuarono ad essere, influenzati da pubblicazioni provenienti da altri paesi e da contatti personali con associazioni estere. La fondazione del FUORI dipese dal contesto sociale, culturale e politico italiano, ma anche da impulsi transnazionali.

Pezzana, uno dei catalizzatori più decisivi per la nascita del movimento di liberazione italiano, era già a conoscenza delle attività svolte dagli omosessuali americani e francesi prima della fondazione del Fronte. Sin da giovane aveva acquistato la rivista omofila Arcadie e la sua libreria torinese divenne, sin dagli anni Sessanta, un punto di riferimento per coloro che si interessavano di libri anglo-americani e pubblicazioni "alternative". Fu in particolare il flusso di informazioni proveniente dagli Stati Uniti a fargli capire la necessità di un intervento politico diretto in Italia. 

Quanto avveniva all’estero fu dunque un importante elemento di stimolo per il FUORI. I rapporti transnazionali ispirarono idee e teorie, e favorirono azioni politiche. Rappresentanti di FHAR, MHAR (Mouvement homosexuelle d’action révolutionnaire), GLF (Gay Liberation Front) britannico e IHR (Internationale Homosexuelle Révolutionnaire) furono effettivamente presenti a Sanremo per sostenere l’azione del FUORI. Mario Mieli, una delle figure più importanti del movimento italiano, era un esempio concreto di transnazionalità. A Londra, dove studiava, entrò in contatto con il British Gay Liberation Front, ne divenne attivista e fu inviato a Sanremo come suo rappresentante. 

L'importanza attribuita dal movimento italiano alla transnazionalità è anche evidente leggendo il libro curato da Mariasilvia Spolato e intitolato I movimenti omosessuali di liberazione: documenti, testimonianze e foto della rivoluzione omosessuale (1972). Tale volume parlava della creazione dell'IHR, presentava alcuni documenti prodotti dai Gay Liberation Front americani e britannici, dalle Pantere Nere e dal FHAR. Infine, offriva indirizzi utili di gruppi omosessuali italiani e stranieri.  Nella sua introduzione al volume Spolato sottolineava come, nonostante le difficoltà legate alle lentezze della posta internazionale, le organizzazioni di tutto il mondo cercassero di scambiarsi riviste, volantini e ciclostili. 

 

Il primo periodico omosessuale italiano: FUORI!

Nel 1972 – pochi mesi dopo Sanremo - uscì ufficialmente il numero uno di FUORI!. Il periodico, venduto in edicola e libreria, era autofinanziato, pertanto la redazione cercò di promuovere abbonamenti annuali. La rivista riuscì a raggiungere inizialmente una buona distribuzione ma, dopo il primo anno, la pubblicazione divenne piuttosto irregolare a causa della mancanza di fondi.

FUORI! diffondeva informazioni, favoriva la creazione di reti tra omosessuali, lesbiche e “travestiti”, sottolineava la necessità di attuare una rivoluzione sessuale, culturale e politica, pubblicava informazioni e numeri di contatto utili, pubblicizzava eventi, annunciava la fondazione di nuovi gruppi del Fronte e dava spazio alle lettere dei lettori. FUORI! svolse dunque un ruolo importante nel gettare le basi della comunità italiana. La rivista voleva essere uno spazio in cui omosessuali e lesbiche potevano finalmente parlare di sé. Con questa nuova rivista, secondo Pezzana, omosessuali e lesbiche diventavano protagonisti della propria storia. Avevano finalmente un periodico tutto loro, uno strumento per resistere senza essere sottoposti a censure e fraintendimenti.

La rivista era espressione, in particolare, della componente più rivoluzionaria e anti-capitalista del Fronte. Ma all’interno del FUORI erano presenti diverse anime che presto avrebbero portato a scissioni e importanti scelte politico-organizzative.

La rivista diede spazio anche alla componente lesbica del Fronte. Fin dal primo numero compaiono nella redazione i nomi di Mariasilvia Spolato, Stefania Sala (Emma Allais) e Margherita Leist Jorino. Era dunque una rivista fatta da omosessuali e lesbiche, per omosessuali  e lesbiche. Anche se, sicuramente, l’elemento maschile era prevalente. La presenza lesbica fu stabile per i primi tre anni fino alla realizzazione di un numero interamente lesbico, FUORI! Donna del 1974. Dopo quel numero la presenza femminile divenne saltuaria in una rivista che, già di per sé, era molto irregolare ed era prodotto di un’associazione che dal 1974 avrebbe attraversato diversi sconvolgimenti organizzativi.

 

Dopo Sanremo

Poche settimane dopo la manifestazione di Sanremo, il FUORI romano organizzò il 1° maggio una dimostrazione presso Campo de’ Fiori. Il gruppo, in tale occasione, fu vittima di un assalto da parte di alcuni esponenti di “Potere Operaio”. Tale azione era una chiara manifestazione dell’atteggiamento tenuto da molti gruppi della sinistra extra-parlamentare verso omosessualità e omosessuali. Anche se molti nel FUORI volevano collaborare con loro, i compagni della sinistra li rigettavano. L’omosessualità veniva considerata come un’espressione della devianza borghese. Inoltre, data la centralità della “struttura” economica nell’impostazione ideologica marxista, la sessualità veniva vista come una questione “sovrastrutturale” e secondaria. L’azione politica doveva portare, in primis, all’abbattimento della struttura capitalistica.

L’ostilità della sinistra costrinse dunque molti omosessuali operanti in gruppi quali “Lotta Continua” e “Avanguardia Operaia” a tenere nascosta la propria sessualità. Un atteggiamento diverso veniva da un’altra formazione politica, il Partito Radicale (PR), che già nella seconda metà del 1972 avevano iniziato a mostrare la volontà di avvicinarsi al FUORI e sostenerlo. 

Negli ultimi mesi del 1972 alcuni milanesi decisero di staccarsi da FUORI e di dar vita ad una loro organizzazione – l’Associazione Italiana per il Riconoscimento dei Diritti degli Omofili (AIRDO) – che già dal nome voleva indicare la propria distanza dall’omosessualità rivoluzionaria degli anni Settanta. Tale associazione e Luciano Massimo Consoli, che a Roma aveva preso le distanze dal FUORI creando il “Fronte Nazionale di Liberazione Omosessuale” (FNLO) (poi ribattezzato “Rivolta Omosessuale”-RO), utilizzarono rispettivamente le riviste Homo e Con Noi per parlare di omosessualità prendendo le distanze dall’impostazione marxista che caratterizzava ancora la rivista del Fronte. Consoli, che considerava l’importanza di guardare agli omosessuali come un gruppo con interessi comuni al di là della loro classe di appartenenza, lanciò nel corso degli anni diverse iniziative. Nel maggio 1973 avrebbero fondato il CIDAMS, Centro Italiano per la Documentazione delle Attività delle Minoranze Sociali, sostituito alcuni anni dopo dall’associazione OMPO (Organo del movimento politico degli omosessuali, 1975) con sede a Roma. Qui si sarebbero tenute conferenze, presentazioni di libri, mostre e spettacoli. Tale associazione pubblicava anche una propria rivista (O-MPO) che sarebbe rimasta attiva fino agli anni Novanta.

Tra la fine del 1972 e l’inizio del 1973 il FUORI dovette affrontare non solo la scissione dell’AIRDO e l’allontanamento di Consoli, ma anche fronteggiare crescenti tensioni interne e la crisi della propria rivista che, dal marzo 1973, iniziò a diradare le uscite per mancanza di fondi. All’interno del Fronte lo scontro tra riformisti e rivoluzionari divenne sempre più chiaro. Gli uni volevano attuare delle riforme sociali graduali puntando in particolare all’acquisizione dei diritti civili, gli altri puntavano invece alla rivoluzione totale e alla rifondazione del sistema economico, sociale e culturale italiano. Quest’ultima posizione era rappresentata in particolare dal gruppo FUORI di Milano, guidato da Mario Mieli e Corrado Levi, i quali, puntando sulle sedute di “autocoscienza”, volevano mettere in discussione il vissuto personale per incidere sul sociale attraverso una rivoluzione che partiva dalla ridefinizione dell’individualità. 

 

La Federazione con i Radicali

Nel corso del 1973 vennero fondati gruppi FUORI in diverse località italiane. Fatta eccezione per le grandi città, la maggior parte dei gruppi avevano pochissimi membri e un’esistenza alquanto precaria. Non esisteva una rete stabile e le occasioni di incontro tra i vari gruppi erano rarissime. Una di queste fu l’organizzazione del congresso tenutosi a Roma il 13 e il 14 ottobre 1973. In tale occasione si incontrarono le diverse anime che convivevano ormai più o meno pacificamente nel FUORI e divenne sempre più evidente il sostanziale sostegno di alcuni esponenti al Partito Radicale, che sembrava essere l’unico interlocutore politico disposto al dialogo. Nel corso del 1973 esponenti del FUORI di Torino iniziarono a partecipare in modo sempre più convinto a manifestazioni organizzate dai radicali facendo proprie le loro istanze di lotta politica come, ad esempio, la legalizzazione dell’aborto.

L’avvicinamento si concretizzò pienamente nel 1974 quando, in occasione del congresso Radicale del mese di novembre, il patto federativo venne formalizzato. Federarsi al PR non implicava che i membri del FUORI prendessero la tessera del partito. Il Fronte continuava a mantenere una propria individualità e indipendenza. Ma, a parere di molti esponenti del Fronte, il FUORI avrebbe tratto notevoli vantaggi da tale collaborazione. Nelle città di provincia e nei piccoli centri, dove era più difficile fondare gruppi dichiaratamente omosessuali, le sedi dei Radicali avrebbero offerto degli spazi sicuri per la socializzazione e la partecipazione alle iniziative del Fronte. Inoltre, il FUORI, attraverso il PR, avrebbe potuto fruire di una maggiore visibilità. Era necessario superare le logiche da piccolo gruppo di avanguardia rivoluzionaria e trasformarsi in un movimento di massa capace di raggiungere il maggior numero possibile di omosessuali.

La decisione presa dal FUORI di federarsi al Partito Radicale portò alla definitiva rottura con il gruppo milanese che si costituì in “FUORI autonomo”, ribadendo il mantenimento delle proprie strategie rivoluzionarie e scegliendo come interlocutori privilegiati i gruppi della sinistra extraparlamentare. Il gruppo di Milano emerse come il capostipite dei tanti collettivi omosessuali che sarebbero emersi in netta contrapposizione al “FUORI radicale” nella seconda metà degli anni Settanta.

Il movimento si scindeva dunque per seguire due strade diverse: quella del riformismo e quella della rivoluzione. Il FUORI, federato con il PR, puntò a seguire la via istituzionale per cambiare la condizione degli omosessuali attraverso l’acquisizione di diritti, mentre i gruppi usciti dal Fronte decisero di seguire una via extra-istituzionale che puntava ad un cambiamento totale della società italiana evitando ogni forma di collaborazione con la classe politica sistemica. La politica condotta dal FUORI-PR a partire dal 1974 si sarebbe scostata sempre più dall’organizzazione delle origini, mentre la spinta rivoluzionaria del 1971-1972 sarebbe stata via via recuperata dai collettivi omosessuali autonomi nati a seguito della scissione.

 

Le elezioni del 1976

La morte di Pasolini nel Novembre 1975 e la pubblicazione nel gennaio 1976 de la Persona humana, una dichiarazione vaticana relativa all’etica sessuale, furono tra le ragioni che spinsero il FUORI ad una scelta importante. Dinanzi ad una società che continuava a non comprendere, rigettare e uccidere gli omosessuali, e data l’esplicita condanna della Chiesa – che non faceva che aggravare ulteriormente lo stigma sociale – il Fronte decise di compiere un ulteriore passo per legittimare gli omosessuali. 

Nel corso del congresso nazionale del FUORI, tenutosi a Roma il 24 e il 25 aprile 1976, venne deciso che il Fronte avrebbe partecipato alle elezioni politiche del 20 giugno tra le fila del Partito Radicale. Coloro che non si riconoscevano in questo partito avrebbero dovuto cercare altre affiliazioni politiche. Il FUORI invitava le attiviste e gli attivisti che decidevano di non sostenere il PR a condurre la battaglia per la liberazione sessuale con il sostegno di altri partiti e organizzazioni di sinistra. Il congresso di Roma sancì dunque la fine dell’unitarietà del Fronte, già messa in crisi dalla federazione del 1974. 

Il congresso di Roma era stato preceduto nel marzo 1976 dal primo incontro organizzato dal FUORI totalmente dedicato alla questione lesbica. Esso aveva dato il via alla costituzione ufficiale del FUORI! Donna che faceva parte dell’associazione ma con uno spazio separato. Presto però due militanti che avevano lanciato il progetto ne sarebbero uscite per dare vita alle Brigate Saffo, un gruppo lesbico che gravitava nell’ambito della sinistra extraparlamentare.

Omosessuali e lesbiche radicali affrontarono con entusiasmo le settimane della campagna elettorale cercando di dare massima visibilità alla questione omosessuale. Il Partito Radicale riuscì a far eleggere quattro deputati e Pezzana fu il primo dei non eletti. In base alla rotazione di incarichi annunciata dai radicali, Pezzana avrebbe dovuto varcare la soglia di Montecitorio a metà legislatura. Entrò a far parte del gruppo parlamentare come deputato supplente e per due anni e mezzo ebbe la possibilità di far parte del mondo politico nazionale. Ma, già nel 1978, aveva deciso che avrebbe rinunciato al seggio preferendo rimanere a Torino e continuare la militanza fuori da Montecitorio.

 

Collettivi autonomi

Il congresso di Roma sancì la definitiva rottura tra il “FUORI federato” e i milanesi del “FUORI autonomo” che, sin dagli inizi del 1976, avevano deciso di distaccarsi completamente dal Fronte dando vita ad una nuova realtà organizzativa nota come COM (Collettivi omosessuali milanesi), una costellazione di piccoli gruppi rivoluzionari che si opponevano a ogni forma di istituzionalizzazione o integrazione nella società costituita.

L’attivismo dei COM non si limitava all’autocoscienza. Essi pubblicarono un numero unico intitolato Il vespasiano degli omosessuali, scrissero articoli per Re Nudo e altre riviste autoprodotte, gestirono una trasmissione radiofonica sul “Canale 96” – un emittente libera con rubriche dedicate ai diritti civili, e parteciparono, non senza tensioni, ad eventi organizzati dalla sinistra alternativa. Nel corso della Festa del proletariato giovanile al Parco Lambro del giugno 1976 esponenti dei COM vennero assaliti da alcuni rappresentanti della sinistra extraparlamentare. 

I Collettivi Milanesi portarono le loro istanze di cambiamento anche sul palcoscenico. All’interno dei COM era nato infatti il Collettivo teatrale “Nostra signora dei fiori”, la cui più celebre produzione fu lo spettacolo La Traviata Norma, ovvero: Vaffanculo … ebbene sì! rappresentato con grande successo a Milano nella primavera del 1976 e poi replicato in altre città italiane. Lo spettacolo metteva in scena, in modo ironico e surreale, una società in cui l’omosessualità era la norma e l’eterosessualità la devianza.

Nel 1976 iniziarono a sorgere nuclei omosessuali nel PDUP (Partito di Unità Proletaria per il Comunismo) e in “Avanguardia Operaia”, mentre giornali della sinistra extraparlamentare – Il Quotidiano dei Lavoratori e Lotta Continua – iniziavano ad aprire le proprie pagine alla discussione dell’omosessualità. Nell’ottobre 1976 venne organizzato a Genova il primo convegno nazionale dei gruppi di questa area a cui parteciparono anche alcune femministe e i COM. Emerse da subito una forte tensione tra il machismo della sinistra e la fluidità sessuale e di genere rappresentata dai Collettivi omosessuali milanesi. Il confronto/scontro tra le due posizioni ideologiche proseguì anche dopo il Congresso di Genova. La sinistra radicale, come il FUORI, si opponeva alle strategie politiche portate avanti dai COM.

Nel tentativo di offrire uno spazio a coloro che non si riconoscevano in esso, il Fronte decise di lanciare una nuova pubblicazione nel novembre 1976: Lamba. Il nuovo bollettino, aperto a contributi di chi non militava nel FUORI, avrebbe svolto una funzione di collegamento tra i vari collettivi. La redazione era a Torino e il direttore responsabile era Pezzana. Ma presto Lambda sarebbe diventata la voce di quanti non si riconoscevano nel FUORI e volevano prenderne le distanze. Da costola del FUORI Lambda era destinata a divenire l’organo del movimento dei collettivi omosessuali autonomi.

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Anni Sessanta. Dai Balletti Verdi a Lavorini
Alessio Ponzio

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Omosessualità e stigmatizzazione in Italia: scandali, leggi e media 

Anni Sessanta. Dai Balletti Verdi a Lavorini
Alessio Ponzio

Nel 1962 un gruppo milanese – i Peos – incise un brano intitolato Balletti Verdi. Titolo e testo si ispiravano a un recente fatto di cronaca. Nell’ottobre 1960 la stampa italiana aveva dato grande spazio ad un’inchiesta riguardante l’organizzazione nel bresciano di “festini” a sfondo omosessuale dove, secondo i giornalisti, molti minori erano stati indotti alla prostituzione da adulti compiacenti. Nel giro di qualche settimana lo scandalo da locale divenne nazionale. La stampa iniziò a parlare di questa vicenda come lo “scandalo dei balletti verdi”.

La parola “balletto” veniva utilizzata come metafora per indicare la natura sessuale di tale caso, mentre l’aggettivo “verde” veniva impiegato non solo per indicare la giovane età dei ragazzi coinvolti nella vicenda, ma anche per sottolineare la natura omosessuale dello scandalo. Il colore verde, infatti, veniva spesso associato all’omosessualità, richiamo forse a un vezzo di Oscar Wilde, il quale era solito indossare un garofano verde sul bavero della giacca.

Il fatto che lo scandalo fosse scoppiato non in una grande città, bensì in una realtà provinciale, rese la vicenda ancora più accattivante. I “balletti” vennero visti come un chiaro segnale di come l’omosessualità si stesse pericolosamente diffondendo persino in comunità considerate immuni da tali “pratiche”.


 

Asessualità
Redazione

DALL·E 2023-11-29 11.26.40 - An illustrative image showing a diverse group of people gathered in a natural setting, highlighting the theme of asexuality. The scene includes a pers.png

L'asessualità: una sfumatura dell'orientamento sessuale da comprendere e rispettare