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L’orientamento sessuale

Redazione

L'orientamento sessuale si riferisce anche al senso di identità di una persona basato su tali attrazioni, sui comportamenti correlati e sull'appartenenza a una comunità di persone che condividono tali attrazioni. Le ricerche condotte nel corso di diversi decenni hanno dimostrato che l'orientamento sessuale è uno spettro che varia dall'attrazione esclusiva per l'altro sesso all'attrazione esclusiva per lo stesso sesso. 

Tuttavia, l'orientamento sessuale viene solitamente codificato nelle seguenti categorie: 

  • eterosessuale: avere attrazioni emotive, romantiche o sessuali verso persone dell'altro genere

  •  omosessuale (gay/lesbica): avere attrazioni emotive, romantiche o sessuali verso persone del proprio genere

  • pansesessuale: le persone le cui attrazioni spaziano tra diverse identità di genere (maschile, femminile, transgender, genderqueer, intersessuale, ecc.) 

  • bisessuale: avere attrazioni emotive, romantiche o sessuali verso più di un genere

  • asessuale: non avere attrazione sessuale per nessun genere


 

 

 

L'orientamento sessuale è distinto da altre componenti del sesso e del genere, tra cui il sesso biologico, l'identità di genere e i ruoli sociale di genere.

 

L'orientamento sessuale viene comunemente discusso come se fosse esclusivamente una caratteristica dell'individuo, come il sesso biologico, l'identità di genere o l'età. Questa prospettiva è incompleta perché l'orientamento sessuale è definito in termini di relazioni con gli altri. Pertanto, l'orientamento sessuale è strettamente legato alle relazioni personali intime che soddisfano i bisogni profondamente sentiti di amore, attaccamento e intimità. 

 

Oltre ai comportamenti sessuali, questi legami includono l'affetto fisico non sessuale tra i partner, obiettivi e valori condivisi, sostegno reciproco. Pertanto, l'orientamento sessuale non è semplicemente una caratteristica personale di un individuo. Piuttosto, l'orientamento sessuale definisce il gruppo di persone in cui è probabile trovare relazioni sentimentali e affettive soddisfacenti e appaganti che sono una componente essenziale dell'identità personale di molte persone.


 

L’identità di genere

 

Il concetto di "identità di genere" si riferisce all'esperienza interiore e individuale di genere profondamente sentita da ogni persona, che può corrispondere o meno al sesso assegnato alla nascita, e comprende la percezione del proprio corpo e altre espressioni di genere ad esempio il modo di vestire, di esprimersi e gli atteggiamenti.

 

La consapevolezza del proprio genere  si forma abbastanza presto nella vita. Secondo la American Academy of Pediatrics, "all'età di quattro anni, la maggior parte dei bambini ha già il senso della propria identità di genere". Questo aspetto fondamentale della propria identità nasce all'interno di ognuno di noi.  Gli individui non scelgono il loro genere, né possono essere costretti a cambiarlo. Tuttavia, le parole che una persona può usare per comunicare la propria identità di genere possono cambiare nel tempo; dare un nome al proprio genere può essere una questione complessa e in evoluzione. Poiché il linguaggio che utilizziamo per definire il genere è limitato, può essere necessario un certo periodo di tempo per scoprire, o creare, il linguaggio che meglio comunica la propria esperienza interiore. Allo stesso modo, con l'evolversi del linguaggio, può evolversi anche il nome che una persona dà al proprio genere. Ciò non significa che il genere sia cambiato, ma piuttosto che le parole che lo indicano stanno cambiando.

 

Le due identità di genere con cui la maggior parte delle persone ha familiarità sono maschile e femminile e spesso si pensa che queste siano le uniche due identità di genere. L'idea che esistano solo due generi - e che ogni individuo debba essere o l'uno o l'altro - è chiamata "binarismo di genere". Tuttavia, nel corso della storia umana sappiamo che molte società hanno visto, e continuano a vedere, il genere come uno spettro e non limitato a due sole possibilità. 


 

I ruoli di genere: le parti che ci sono state assegnate. 

I ruoli di genere sono le aspettative sul comportamento, l'aspetto, il modo di comunicare, le attitudini e il lavoro basati sul genere assegnato alla nascita. 

Tutti i ruoli di genere sono stati creati socialmente e non sono un dato naturale. Ad esempio il fatto che alle donne sia assegnato un ruolo prevalente nel lavoro di cura e agli uomini in certi tipi di mestieri considerati inadatti alle donne.

Ci si aspetta che qualunque donna voglia dei figli e, se li ha, che sia principalmente lei a prendersene cura, mentre il padre focalizzi il proprio tempo sul lavoro e la carriera. D’altro canto, questo assunto di genere è il motivo per cui i padri in molti paesi tra cui l’Italia non hanno un congedo di paternità equivalente a quello delle madri, contribuendo alla necessità per le donne di assentarsi dal lavoro e rafforzando l'idea di una figura paterna meno rilevante. 

Tuttavia, se il padre fornisce più del minimo indispensabile per la cura dei figli e/o della casa, viene elogiato (mentre le donne non ricevono alcuna lode per aver fatto le stesse cose).

Dai capi maschi ci si aspetta che siano fermi e severi come misura della propria autorevolezza, mentre le donne in posizioni dirigenziali che mostrano le stesse caratteristiche sono considerate autoritarie. 

 

Intersezionalità


Intersezionalità è un termine che esiste dalla fine degli anni Ottanta, coniato dalla giurista Kimberlé Crenshaw, docente e militante per i diritti civili. Il termine è stato originariamente creato per descrivere e studiare il modo in cui le discriminazioni subite dalle donne nere siano definiti non solo dalla loro femminilità, ma anche dalla loro identità razziale. La teoria intersezionale, in breve, studia come le diverse strutture di potere interagiscono e impattano la vita delle minoranze. Sottolinea come ogni persona sia complessa e multidimensionale e come questi fattori di oppressione possano combinarsi. L'esperienza di una persona nella vita non è mai isolata a un solo ambito della propria identità; non è solo la sua identità di genere, o il suo orientamento sessuale o la sua origine etnica; la sua esperienza è un'intersezione di identità che portano a più o meno privilegi o oppressioni.

 

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Anni Sessanta. Dai Balletti Verdi a Lavorini
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Omosessualità e stigmatizzazione in Italia: scandali, leggi e media 

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Nel 1962 un gruppo milanese – i Peos – incise un brano intitolato Balletti Verdi. Titolo e testo si ispiravano a un recente fatto di cronaca. Nell’ottobre 1960 la stampa italiana aveva dato grande spazio ad un’inchiesta riguardante l’organizzazione nel bresciano di “festini” a sfondo omosessuale dove, secondo i giornalisti, molti minori erano stati indotti alla prostituzione da adulti compiacenti. Nel giro di qualche settimana lo scandalo da locale divenne nazionale. La stampa iniziò a parlare di questa vicenda come lo “scandalo dei balletti verdi”.

La parola “balletto” veniva utilizzata come metafora per indicare la natura sessuale di tale caso, mentre l’aggettivo “verde” veniva impiegato non solo per indicare la giovane età dei ragazzi coinvolti nella vicenda, ma anche per sottolineare la natura omosessuale dello scandalo. Il colore verde, infatti, veniva spesso associato all’omosessualità, richiamo forse a un vezzo di Oscar Wilde, il quale era solito indossare un garofano verde sul bavero della giacca.

Il fatto che lo scandalo fosse scoppiato non in una grande città, bensì in una realtà provinciale, rese la vicenda ancora più accattivante. I “balletti” vennero visti come un chiaro segnale di come l’omosessualità si stesse pericolosamente diffondendo persino in comunità considerate immuni da tali “pratiche”.


 

Asessualità
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