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Le discriminazioni, cosa sono e quali sono.

Redazione

Una condotta discriminatoria consiste in una disparità di trattamento, nella considerazione e/o nella distinzione non paritaria attuata nei confronti di un qualcuno sulla base della sua appartenenza o presunta appartenenza a un particolare gruppo sociale, o categoria. 

Sono almeno due le caratteristiche necessarie per definire la discriminazione: 

• un trattamento particolare, diverso rispetto agli altri individui o gruppi di individui;

• un'assenza di giustificazione per questo differente trattamento.

Nell'ambito delle direttive UE il divieto di discriminazione riguarda sostanzialmente tre settori:

• occupazione: accesso al lavoro, condizioni di lavoro (compresi licenziamento e retribuzione), accesso all'orientamento professionale, alla formazione, alle affiliazioni sindacali; 

• sistema di previdenza sociale: protezione sociale (comprese sicurezza sociale e assistenza sanitaria) 

• istruzione, beni e servizi: inclusi abitazione e accesso alla giustizia, accesso ai servizi pubblici ed erogati da una Pubblica Amministrazione.

 

Diverse sono le tipologie di discriminazione

 

• Discriminazione diretta: si ha quando una persona viene trattata meno favorevolmente di quanto lo sarebbe in una situazione analoga e ciò solo in ragione della sua appartenenza etnica, religiosa, in ragione del suo orientamento sessuale, identità di genere etc....

Ad esempio, costituisce ipotesi di discriminazione diretta un annuncio di lavoro che escluda aprioristicamente i lavoratori di nazionalità non italiana, o un servizio di trasporto pubblico destinato esclusivamente alla popolazione Rom.

• Discriminazione indiretta: si ha quando la differenziazione che causa pregiudizio sia conseguenza dell’applicazione di criteri formalmente “neutri” ma che oggettivamente svantaggiano o discriminano una certa categoria di persone caratterizzate dalla medesima appartenenza razziale, etnica, nazionale, etc...

Ad esempio, è discriminatorio in modo indiretto richiedere una statura minima come requisito per accedere ad un bando di lavoro laddove il parametro della statura sia regolato su medie maschili (laddove è dato pacifico che in genere i maschi sono più alti delle femmine).

Tali condotte sono giustificabili solo laddove il fine per cui vengono messe in atto sia legittimo ed il loro perseguimento avvenga tramite mezzi appropriati e necessari.

• Molestie: si tratta di quei comportamenti indesiderati “aventi lo scopo o l'effetto di violare la dignità di una persona e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante ed offensivo”. 

 

I diversi fattori di discriminazione sono

 genere e sesso

 età

 disabilità

  origine etnica/razziale

  religione

  orientamento sessuale e identità di genere

  discriminazioni multiple e/o intersezionali

 

La discriminazione fondata sul genere e il sesso

La questione di genere relativa ai rapporti tra uomini e donne è tra i temi più sentiti e verso i quali più frequentemente si adottano misure ad hoc per scongiurare eventuali discriminazioni.

Il concetto di Pari Opportunità si basa sulla necessità di uguaglianza giuridica e sociale fra uomini e donne. Il principio che sta alla base di tale assunto è la necessità che le donne abbiano la possibilità di compiere delle scelte, sia relative alla vita privata che a quella professionale, senza che esse diventino oggetto di discriminazione.

 

La discriminazione fondata sull’età

La discriminazione in base all’età riguarda le differenze di trattamento o di godimento dei diritti in ragione dell’età di una persona.

 

 La discriminazione fondata sulla disabilità

La disabilità consiste nella condizione personale di colui che, a causa di menomazioni o minorazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali, congenite o acquisite, ha una ridotta capacità d’interazione con l’ambiente sociale. Ne consegue che il disabile potrebbe trovarsi in condizioni di svantaggio nel partecipare alla vita sociale. Inoltre potrebbe incontrare quotidianamente delle barriere attitudinali ed ambientali che possono impedire la piena ed effettiva partecipazione su una base di parità ed uguaglianza con gli altri individui. 

 

La discriminazione fondata sull’origine etnico/razziale

La discriminazione a motivo dell’appartenenza etnico-razziale costituisce un fenomeno sempre più legato alla caratterizzazione multietnica e multiculturale delle società occidentali. La coesistenza entro la medesima entità di una pluralità di gruppi, che si differenziano tra di loro per origini etniche, linguistiche e, più in generale, culturali, produce possibili situazioni conflittuali, suscettibili di innescare meccanismi di tipo discriminatorio. 

Anche il diversity management dedica ampio spazio alla gestione delle relazioni tra più culture all'interno delle dinamiche della realtà lavorativa (cross-cultural management). Difatti è ormai provato che la promozione di una cultura cooperativa, multiculturale, comprensiva e rispettosa dei particolari bisogni del personale, anche di quello con origini etniche diverse, contribuisce ad incrementare la ricchezza di potenziale interno e a creare innovazione ed inclusione.

La discriminazione fondata sulla religione

La discriminazione fondata sulla religione sussiste allorquando si operi una distinzione o un trattamento differenziato fondato sulle convinzioni religiose di un soggetto, ovvero sulle pratiche religiose da questi seguite. I comportamenti legati alla discriminazione fondata sulla religione hanno come conseguenza dunque un trattamento differenziato basato sulla religione che si ascrive al soggetto, anche se questa non sia veramente professata. Il divieto di discriminazione fondato sulla religione concerne anche alle eventuali distinzioni durante un procedimento di assunzione, ovvero criteri che importino distinzioni, esclusioni, restrizioni o preferenze fondate sull’appartenenza confessionale o sulle opinioni in materia religiosa di un soggetto.

 Le discriminazioni multiple e/o intersezionali

Con il termine ‘discriminazione multipla’ (in senso ampio) ci si riferisce a quei casi in cui una persona è discriminata o potrebbe essere discriminata in base a due o più fattori discriminatori. Perché l’identità è complessa e non si presta sempre ad essere spiegata e protetta dal punto di vista di un singolo fattore discriminatorio alla volta (ad es. solo in base all’etnia o alla religione o al genere e così via).  Una persona può infatti appartenere a più categorie o minoranze potenzialmente oggetto di comportamenti o fatti discriminatori. Pensiamo a una donna straniera di orientamento sessuale omosessuale, o ad una persona disabile con identità di genere non conforme al suo sesso biologico. Oppure ad un cittadino straniero con disabilità. L’identità, come fenomeno complesso, può intersezionare diversi fattori che espongono una persona al rischio di essere discriminata rappresentando o appartenendo a più categorie potenzialmente a rischio di esclusione sociale o discriminazione.

 La discriminazione fondata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere

Per orientamento sessuale s’intende la capacità di ciascuno di provare una profonda attrazione verso individui di sesso diverso, dello stesso sesso o di entrambi i sessi. Con il termine transgender si indica una persona che sente di appartenere al genere opposto a quello di nascita. Per persone LGBT si intendono persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender. Con i termini omofobia e transfobia si intendono la paura irrazionale e l’avversione per l’omosessualità e le persone lesbiche, gay e bisessuali, transessuali.  Il Consiglio d’Europa è più volte intervenuto per promuovere azioni tese a realizzare il rispetto e il pieno godimento dei diritti umani da parte delle persone LGBT. In particolare, ha più volte rimarcato che le persone LGBT sono potenzialmente vittime di marginalizzazione, esclusione sociale e violenza.


 

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Anni Sessanta. Dai Balletti Verdi a Lavorini
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Nel 1962 un gruppo milanese – i Peos – incise un brano intitolato Balletti Verdi. Titolo e testo si ispiravano a un recente fatto di cronaca. Nell’ottobre 1960 la stampa italiana aveva dato grande spazio ad un’inchiesta riguardante l’organizzazione nel bresciano di “festini” a sfondo omosessuale dove, secondo i giornalisti, molti minori erano stati indotti alla prostituzione da adulti compiacenti. Nel giro di qualche settimana lo scandalo da locale divenne nazionale. La stampa iniziò a parlare di questa vicenda come lo “scandalo dei balletti verdi”.

La parola “balletto” veniva utilizzata come metafora per indicare la natura sessuale di tale caso, mentre l’aggettivo “verde” veniva impiegato non solo per indicare la giovane età dei ragazzi coinvolti nella vicenda, ma anche per sottolineare la natura omosessuale dello scandalo. Il colore verde, infatti, veniva spesso associato all’omosessualità, richiamo forse a un vezzo di Oscar Wilde, il quale era solito indossare un garofano verde sul bavero della giacca.

Il fatto che lo scandalo fosse scoppiato non in una grande città, bensì in una realtà provinciale, rese la vicenda ancora più accattivante. I “balletti” vennero visti come un chiaro segnale di come l’omosessualità si stesse pericolosamente diffondendo persino in comunità considerate immuni da tali “pratiche”.


 

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